FONTE: www.comunesbt.it “Storie di Adriatico invisibile: l’anima dei luoghi e l’identità off – shore” del Prof. Renato Novelli

www.passionepesce.it
Il Brodetto alla Sambenedettese è ormai riconosciuto da secoli come il piatto forte della città di S. Benedetto del Tronto.

Il brodetto esiste da sempre: da quando esistono i pescatori.
La gente di mare cucinava a bordo quella parte del pescato che non poteva essere venduta al mercato a causa della qualità, magari poco richiesta, o della taglia troppo piccola, oppure per i pochi quantitativi pescati. Mescolando queste rimanenze: buone ma non vendibili, nasce il brodetto.

Condimento essenziale era l’olio. Conservandone la tradizione, ma evolvendosi in raffinatezza e dopo diversi tentativi, il brodetto ha acquistato col tempo gusto indiscutibile e riconosciuto a livello nazionale.
Diciamo che non esiste una ricetta “doc”, ma ci sono molte varianti:
• Brodetto di barca, fatto con i pesci che erano a disposizione. Serviva per la sopravvivenza di alcune famiglie;
• Brodetto di casa, dove ogni famiglia ha la sua tradizione alle spalle;
• Brodetto di ristorante, in cui sono stati inseriti gli scampi o le panocchie, le cozze o le vongole.

La caratteristica fondamentale del brodetto è data dai 2 gruppi di pesci che si usano per cucinarlo:
• quelli con carni sode, quali la coda di rospo, la mazzolina o la triglia (rilasciano gli umori);
• quelli con carni morbide, quali il merluzzo, il palombo o le seppie (acquisiscono il brodo).

Altro ingrediente che non va assolutamente dimenticato è l’aceto di vino bianco. A seconda del brodetto che viene preparato, l’aceto assume un ruolo diverso. Nel brodetto di barca era fondamentale, in quanto presente nell’ alimentazione dei pescatori anche come bevanda. Nel brodetto di casa è abbinato ai peperoni e ai pomodori verdi. Nel brodetto di ristorante, l’aceto viene annacquato.

E voi come lo preferite? Avete la vostra personale ricetta?

FONTE: www.comunesbt.it “Storie di Adriatico invisibile: l’anima dei luoghi e l’identità off – shore” del Prof. Renato Novelli

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