www.gianluigicontin.comIl termine “Italian sounding” indica la commercializzazione di prodotti che portano nomi di marchi che suonano italiani ma che non sono prodotti in Italia: sono tutti quei cibi e bevande che sono venduti utilizzando in maniera ingannevole parole, immagini, marchi e ricette che richiamano l’Italia. Questa cosa si chiama truffa, ai danni di consumatori male informati.

E’ un fenomeno nuovo?
No, nasce nell’ 800: gli emigranti italiani cominciarono a produrre generali alimentari e ad aprire ristoranti, e visto che non potevano disporre di materie prime dall’italia, realizzarono prodotti nei Paesi in cui vivevano, dando loro i nomi degli originali e, anche per un fatto di orgoglio, riempiendo di Tricolori, Vesuvi e Torri di Pisa le loro creazioni. C’è quindi anche un risvolto romantico in tutto questo, certamente non applicabile a quanto fatto dalle multinazionali che oggi producono il “Bombonzola” o il “Parmesào”.

E’ un fenomeno esteso?
Si, molto esteso. Il food italiano è sempre più amato nel mondo, milioni di consumatori desiderano avvicinarsi alla nostra cultura alimentare, simbolo del buon vivere; la maggioranza delle imprese italiane sono molto piccole, quindi non hanno le risorse per raggiungere i mercati internazionali e investire in azioni di marketing, così i produttori locali occupano questo spazio: si vendono 164 milioni di euro al giorno di prodotti italian sounding, il triplo del valore delle esportazioni di prodotti veri italiani. Anche in Italia il fenomeno è in crescita: ogni anno entrano in Italia prodotti alimentari a basso costo, e vengono inseriti come ingredienti in prodotti italiani, e per colpa di una legge che non ci tutela, e di imprenditori disonesti, non sappiamo che stiamo mangiando pomodori cinesi, funghi albanesi, prosciutti cileni o tedeschi. Il danno economico per i produttori italiani onesti e per i clienti truffati è molto elevato, enorme è il danno arrecato al marchio Made in Italy, che ogni giorno vede eroso il suo prestigio di qualità a causa di prodotti che nulla hanno a che vedere con gli originali.

Quali sono i prodotti più copiati?
Il Parmigiano Reggiano è il primo. Il suo ‘tarocco’ si trova negli USA, in Argentina, in Brasile, in Giappone, in Germania e nel Regno Unito. Seguono il Prosciutto di Parma e quello di San Daniele, il Grana Padano, la Mozzarella di bufala, l’Asiago, il Gorgonzola.
Come possiamo essere sicuri di acquistare prodotti italiani?
Per ora siamo sicuri dei soli prodotti marchiati DOP (Denominazione di Origine Protetta), e nei prossimi mesi I love Italian food ci aiuterà indicandoci l’origine di molti prodotti venduti sul mercato; per il momento leggiamo attentamente le etichette, facendo particolare attenzione alle mozzarelle, al latte a lunga conservazione, alle passate di pomodoro, ai prosciutti (se c’è scritto “prosciutto nostrano” o “prosciutto di collina” gatta ci cova..), privilegiando chi dichiara “100% italiano” sulle confezioni.

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