La sambuca è un liquore digestivo, generalmente incolore, ottenuto dalla distillazione a vapore dei semi di anice stellato e di finocchio. Originariamente la ricetta della sambuca prevedeva anche la distillazione dei fiori di sambuco, da cui il nome, ma oggi vengono usati solo alcool puro, acqua, zucchero, anice e finocchio per conferire a questo liquore quel tipico aroma aniciato e per esaltare le sue proprietà digestive. La sambuca ha una consistenza densa e vellutata, in bocca è dolce ed oleosa, ed ha una gradazione alcolica che varia da 38% a 42%.

La sambuca viene consumata di solito come “ammazzacaffè”, alla fine di una cena o di un pasto abbondante: liscia, con ghiaccio, oppure con la mosca, ossia con uno o due chicchi di caffè interi che vanno masticati mentre si sorseggia la sambuca per esaltarne il gusto.
Può essere usata nel caffè corretto, oppure diluita con acqua per creare l’effetto “fantasma”: la reazione tra sambuca ed acqua dà origine, infatti, ad un liquido opaco ed evanescente che somiglia a fumo.

Dai Paesi dell’Est deriva una variante molto scenografica: la sambuca flambé, detta anche a soffietto, poichè viene incendiata, travasata da un bicchiere all’altro e bevuta tutta in un sorso. Solo dopo se ne aspirano i vapori con una cannuccia.
Un’altra variante giovane tipica dei locali notturni è la sambuca bum bum: viene servita in un bicchierino piccolino, infiammata e poi coperta con la mano fino a che il bicchiere non resti attaccato al palmo, quindi sbattuta e bevuta tutta in una volta. Infine, la sambuca viene anche usata per comporre alcuni cocktail, tipo il Sambuca Fizz o il Sambuca Tonic, rispettivamente con soda o acqua tonica.

La sambuca nasce a Civitavecchia e il suo ideatore fu Luigi Manzi, che mise a punto la ricetta nel 1851, e chiamò il suo liquore all’anice “sambuca” in onore dei sambuchelli, che alla sua epoca erano i giovani ragazzini che d’estate andavano nei campi a dissetare i contadini con brocche di acqua e anice.

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