Oggi incontriamo Andy Luotto, famoso attore e presentatore italo-americano. Seguendo la sua passione per il cibo, ha deciso di diventare cuoco e nel 2016 ha aperto il suo primo ristorante nel cuore di Roma, “Là”.

1) Nove parole per presentarti.
Uomo: genere maschile.
Emotivo.
Non tanto bello, ma non è una parola unica. Gradevole? Non so come definirmi.
Gioioso.
Burlone.
Goloso.
Curioso.
Rompi.
Molto affettuoso.

2) Qual è l’episodio che ha dato vita alla tua passione per il cibo?
Quando vivevo a casa di papà parlavo poco l’italiano e non ero a mio agio tra gli ospiti. Trascorrevo buona parte del mio tempo in cucina con la governante di casa Luotto, Maria Illuminati. Lei mi permetteva di intingere il pane nella padella con il sugo che borbottava sui fornelli della cucina. Facevo la scarpetta. Un giorno mentre stavo per affondare il pane nel sugo mi fermò. Credevo che me lo avrebbe vietato per sempre. Invece mi spiegò che dovevo intingere nella parte della padella su cui il sugo si caramellizza. Assaggiai quel pezzo di pane e in quel momento capii che avrei fatto il cuoco.

3) Come sei arrivato in Italia e cosa ti ha spinto a rimanere?
Sono arrivato all’età di quattordici anni perché mia madre decise che era arrivato il momento di incontrare mio padre. Mi diede il biglietto dell’aereo e la fotografia di papà e arrivai in Italia. Sono rimasto folgorato dalla bellezza di questa meravigliosa Nazione. Sono tornato dagli Stati Uniti, avanti e indietro, poi ho deciso assolutamente di rimanere e di crescere i miei figli italiani europei.

4) Che cosa significa essere uno Chef americano in Italia?
Uno: non sono uno chef. Due: non sono più neanche tanto americano. Tre: per chi ama cucinare non esiste una nazione migliore al mondo… chiunque ha voglia di cucinare, da ogni parte del mondo, prima o poi dovrà imbattersi nella grande materia prima italiana.
Io ho la fortuna di essere anglo-cafone, mi definisco così più che italo-americano. Ho la cittadinanza italiana, ne vado fiero, vado in giro solo con il passaporto italiano. Per chi vuole cucinare non c’è un posto al mondo migliore dell’Italia.

5) Qual è la ricetta italiana che più ti rappresenta?
Lo spaghetto al pomodoro.

6) I tre prodotti Made in Italy indispensabili per la tua cucina?
L’olio extravergine d’oliva. L’olio extravergine d’oliva. L’olio extravergine d’oliva.

7) Chi cucina a casa tua?
Quando sono a casa cucino io perché se no gli altri si arrabbiano. E poi se ci sono e cucina mia moglie non mangio e si crea un’atmosfera orrenda.

8) Qual è secondo te il più grande luogo comune degli stranieri sulla cucina/sul cibo italiano?
Spaghetti and meatballs, cioè gli spaghetti con le polpette che non esistono. Li hanno messi nel film “Lilly e il vagabondo”. Forse c’è qualcosa di simile in Calabria: gli spaghetti con le polpettine. Ma quello che non sanno nel resto del mondo è che la polpetta può diventare un piatto nobilissimo.

9) Relativamente al fenomeno “Italian Sounding”, quali potrebbero essere secondo te le soluzioni per combatterlo?
Il fucile (sorride).
Ci vorrebbero delle leggi molto severe; andrebbe stampato in modo molto grande su ogni pacchetto “Imitation of the real thing” cioè imitazione della cosa vera. Perché spesso chi vive all’estero pensa che il cibo italiano sia quello, invece è proprio l’opposto.

10) Tre parole per descrivere il cibo italiano all’estero.
Fresco, veloce, unico.