Matteo e Salvatore Aloe sono due fratelli che della loro passione per la tradizione culinaria italiana e per l’arte della pizza ne hanno fatto ragione di vita. Fondatori di Berberè, ogni giorno promuovono le vere materie prime italiane sostenendo il cambiamento della cultura alimentare.

La nostra ambassador Francine Segan li ha incontrati:

1)  Nove parole per presentarti.
ottantasei, razionale, indipendente, viaggiatore, ambizioso, determinato, smemorato, curioso, goloso.



2) Qual è l’episodio che ha dato vita alla tua passione per il cibo?
Per i dolci: montare i tuorli delle uova prese nel pollaio pochi minuti prima. Avevano il colore del pomeriggio di maggio e stavamo preparando la torta di compleanno con la mamma. 
Per i salati: ordinare una pizza con pomodoro e alici marinate sugli scogli di Pizzo Calabro. 
Probabilmente era lo stesso anno, anche se i ricordi sono abbastanza decontestualizzati. Avrò avuto 5 anni.

3) Qual è la ricetta o il piatto italiana che più ti rappresenta?
So che può essere banale la risposta, ma riassume bene: spaghetti al pomodoro con olio e Parmigiano Reggiano. Lo spaghetto deve essere di un pastificio che sa fare la pasta secca, che usi grani duri italiani biologici. Deve essere cotto al dente. Il pomodoro deve essere cotto per al massimo 8 minuti a fuoco medio, con poco sale e niente più. L’olio (extra vergine di oliva di razza Carolea) deve essere messo senza parsimonia e a crudo. Anche il basilico deve essere raccolto al momento dall’orto e spezzato. E il Parmigiano Reggiano mi piace non troppo stagionato, 24 mesi di stagionatura, il più adatto ai miei gusti. Ecco, se fatto così mi rappresenta. 
 
4) I tre prodotti “Made in Italy” indispensabili per la tua cucina?
Grano. Pomodoro. Olio.
 
5) Chi cucina a casa tua?
Ultimamente Ylenia, la mia compagna, che da un anno a questa parte si è appassionata alla cucina giapponese e quando capita di rado di essere a casa assieme lei cucina e io lavoro.
 
6) Qual è secondo te il più grande luogo comune degli stranieri sulla cucina/sul cibo italiano?
Che è buono. Quando in realtà c’è tanta cucina fatta male e tanti prodotti che dietro a nomi pieni di storia nascondono il vuoto. Bisogna davvero conoscere a fondo cosa c’è dietro a un formaggio, a un frutto, a un salume. 
 
7) Relativamente al fenomeno “Italian Sounding”, quali potrebbero essere secondo te le soluzioni per combatterlo?
Fare cultura e comunicazione sui veri prodotti. Ad esempio spesso gli italiani sono stati i primi all’estero ad avere aperto ristoranti utilizzando “parmesan”. Quindi si può combattere solo se noi italiani siamo coerenti, altrimenti è inutile lamentarsi. Credo che il governo italiano dovrebbe proteggere i prodotti controllando chi fa cucina italiana. Un po’ come succede per chi si certifica “biologico”, dovremmo certificare chi fa “italiano”. 
 
8) Tre parole per descrivere il cibo italiano all’estero.
Pizza, regionale, agricoltura. 

9) Il tuo ruolo di portavoce del 100per100 italiano “Made in Italy”.
io e tutto lo staff “Berberè” ci impegniamo nella ricerca di prodotti italiani, buoni e biologici, è un lavoro importante che richiede impegno ed energie, anche rinunciando a qualche punto di margine, ma che viene ripagato nel momento in cui i nostri clienti ci dicono che la nostra pizza è buona. Sappiamo che con quello che utilizziamo stiamo facendo cultura, continuando a tramandare l’eredità che abbiamo avuto dai nostri predecessori. 

10)  Quale sono i premi che avete vinto o altro che volete aggiungere? 
I premi non sono ciò a cui puntiamo, certo fanno piacere, tutti. Forse ci piacerebbe avere qualche riconoscimento fuori dal mondo del giornalismo del cibo, perché crediamo che il nostro caso aziendale sia un esempio positivo in una nazione dove è difficile fare impresa. Un premio in particolare di cui sono molto orgoglioso è “Pizza Chef Emergente 2014” in cui il nostro pizzaiolo Faysal, con noi dall’inizio, si è classificato al 3 posto. Ma per noi meritava il primo!

Grazie alla nostra italian food Ambassador Francine Segan per questa meravigliosa intervista.