Fabio Picchi è uno dei più celebri cuochi e gourmet italiani. Fiorentino, proprietario del ristorante Cibrèo, uno dei più famosi della città. 
Abbiamo fatto una chiacchierata con lui grazie alla nostra Italian Food Ambassador Francine Segan e proprio in questa intervista ci racconterà come nasce la forte passione e l’amore che lo legano al cibo italiano.

1) Nove parole per presentarti.

Sono un grandissimo mangiatore, un grandissimo mangiatore, un grandissimo mangiatore, assumo cibo con la gioia e il rispetto per la vita.

2) I tre prodotti Made in Italy indispensabili per la tua cucina?

Olio assolutamente, aglio assolutamente, pane! Buon pane di grani antichi.

3) Perché è importante che un prodotto sia Made in Italy?

Perché l’Italia è un paese pieno di “pazzi” che producono piccole straordinarie armonie alimentari, puoi trovare un “pazzo” che fa olio, un “pazzo” che fa salsiccia, un “pazzo” che fa formaggio, un “pazzo” che fa piccole insalate, un “pazzo” che coltiva patate o peperoncini, ma ci mettono tutta la loro passione e questo è straordinario.

4) Tre parole per descrivere il cibo italiano all’estero.

Tre parole per descrivere il cibo italiano all’estero? E’ un cibo che vi può emozionare al pari di un tramonto o di un mandorlo fiorito o di un grande amore… avete presente? Quando uno si innamora la prima volta nella vita? Uguale. Il cibo italiano fa questo, quando è tale.

5) Perché l’importanza del cibo italiano Made in Italy?

L’importanza del cibo italiano, torno a dire che è capace di produrre innamoramenti nella vita, ti da proprio un empatia, senti che mordendo una parmigiana di melanzane tu sei nell’ armonia dell’universo, grande eh!? 

6) Qual è l’episodio che ha dato vita alla tua passione per il cibo italiano?

Perché sono nato in Italia, in Toscana, più precisamente a Firenze, fossi nato sull’Himalaya avrei la passione per il cibo dell’Himalaya. Ma io ho una passione assoluta per il cibo, Dio o chi per lui ha voluto che nascessi a Firenze, in Toscana da una famiglia dove un padre ha speso tutti i suoi soldi per il cibo, con una madre che cucinava benissimo quindi anche se loro mi immaginavano dottore, come un po’ tutte le famiglie degli anni ’50, in realtà, senza accorgersene, facevano in modo che io facessi il cuoco.

7) Qual è la ricetta italiana che più ti rappresenta?

La parmigiana di melanzane che non è un piatto toscano, ma è il piatto che rappresenta il movimento delle idee e delle merci. La parmigiana di melanzane, le melanzane da dove vengono? Forse vengono dall’oriente, passano da Pechino a Baghdad, da Baghdad a Istanbul, da Istanbul a Costantinopoli e da Costantinopoli poi arrivano forse a Palermo e li prendono una linea che a Napoli diventa la parmigiana di melanzane e chissà magari invece a Ferrara è diventata le lasagne alla ferrarese. Le idee, gli uomini e la materia prima sono universali, quindi appartengono a tutti. La parmigiana di melanzane per me rappresenta un’alchimia di cibi semplici: parmigiana fritta, mozzarelle di fior di latte, pomodoro e una foglia di buon basilico… vi sto dando una ricetta, ditemi grazie!

8) Qual è secondo te il più grande luogo comune degli stranieri sulla cucina/sul cibo italiano?

Per fortuna è lo spaghetto al pomodoro! Perché è vero che è buonissimo! Non sempre i luoghi comuni sono sbagliati. Alle volte sono giusti.

9) Relativamente al fenomeno “Italian Sounding”, quali potrebbero essere secondo te le soluzioni per combatterlo?

Essere consapevoli di quello che si mangia. Se siete davanti a un tramonto vero o a una fioritura di un mandorlo vero la vostra anima palpita veramente. Se siete davanti a una cosa falsa al massimo dite: “bellino”, non c’è empatica emozione. Cercate l’emozione nel cibo perché comunque sarà una cosa originale.

Grazie alla nostra italian food Ambassador Francine Segan per questa meravigliosa intervista.