Oggi incontriamo Cristina Bowerman, Executive Chef del Glass Hostaria, che rispondendo alle domande e a quelle dei nostri collaboratori racconterà la sua passione per la cucina.

1) Qual è l’episodio che ha dato vita alla sua passione per il cibo?

Non c’é un episodio in particolare…ho memoria di me con mia nonna a sbucciare i piselli per la sua favolosa pasta e piselli. Di me con mio padre a preparare la crema pasticcera (succhiare la buccia di limone dopo aver finito di cucinare la crema non ha eguali!) oppure il croccante di mandorle che mio padre preparava per noi piccolini. Quindi, in conclusione, la cucina é la mia memoria!

2) Se dovesse portare a cena un amico straniero che per la prima volta viene in Italia,quale piatto tipico gli consiglierebbe?

Ogni regione ha la sua eccellenza: non riesco a sceglierne una!

3) A suo avviso, quale prodotto Made in Italy non è ancora sufficientemente conosciuto all’estero?

Per me non c’é un prodotto in particolare poiché non vorrei neanche che tutti i prodotti italiani fossero reperibili all’estero. Io penso che manchi una forte impronta del savoir faire italiano moderno, di classe. Insomma di pizza, mandolini e luoghi comuni ce ne sono a bizzeffe, manca la cucina italiana moderna, fuoriclasse.

4) Riguardo al fenomeno dell’Italian Sounding, quali potrebbero essere
secondo lei le soluzioni per “combatterlo”?

Proteggendo adeguatamente i nostri prodotti, rendendo ESECUTIVE le leggi giá esistenti. Se riuscissimo a tutelare i nostri prodotti durante tutte le fasi di produzione e distribuzione, se riuscissimo a promuovere i nostri chef all’estero ambasciatori del nostro gusto e stile, se riuscissimo a far entrare stagisti da tutto il mondo, questi diventeranno ambasciatori della nostra vera cucina italiana e non quella trasmessa attraverso fonti non italiane (vedi TV, giornalisti stranieri, etc)

5) Pensa che la cucina italiana abbia influenzato le ultime tendenze alimentari le diete incentrate sull’assunzione di proteine e basso contenuto calorico (come la dieta paleo) o alimentazioni alternative come quella vegan?
(My Little Italian Kitchen)

Onestamente non credo che la dieta mediterranea abbia influenzato diete come quelle menzionate. La dieta mediterranea é uno stile di vita che include, non esclude. Quindi pensare che la dieta mediterranea spinga il consumo di proteine sfavorendo quello di carboidrati mi pare eccessivo.

6) Riguardo le abitudini alimentari e la cultura alimentare dei giorni
nostri, dove personalmente credo che la qualità e la stagionalità dei prodotti
sia passata in secondo piano, ritiene che la buona cucina e le tradizioni siano
a rischio?
(Sergio In Cucina)

Le abitudini alimentari odierne sono terribili nella maggior parte dei casi soprattutto perché abbiamo molto e troppo disponibile. Per fare un esempio banale, il fatto di avere pesce già sfilettato, arance già spremute, carne già disossata non fa altro che aumentare la quantità di cibo che ingeriamo e rallentare la sensazione di sazietà. D’altro canto, paradossalmente, penso che invece la cultura alimentare sia invece molto più diffusa e sviluppata rispetto a 50 anni fa. Oggi si é consapevoli di cosa fa bene o male. Il problema é che non lo si fa!

7) I vostri clienti hanno mai chiesto qualcosa di diverso dalla cucina
italiana?
(My Little Italian Kitchen)

Non dalla cucina italiana ma dalla cucina tradizionale romana (io opero a Roma). Uno dei commenti più comuni che ricevo é: “finalmente qualcosa di diverso!”. Ma a Roma la cucina tradizionale spopola ma, purtroppo, non sempre é al livello che dovrebbe essere. La carbonara, il cacio e pepe,la gricia e l’abbacchio sono insieme ad altri pochissimi piatti ciò che si trova in ogni trattoria romana.

8) Pensa che gli italiani saranno sempre più legati alla loro tradizione e alla loro cucina? (My Little Italian Kitchen)

No, non lo penso. Penso che ci sarà una schiera sempre più folta di difensori della tradizione (meno male) ma che l’uso di ingredienti e tecniche non italiane prenderanno sempre più piede nelle cucine non solo dei ristoranti ma anche di casa.

9) Qual è il suo ingrediente preferito, quello senza il quale non può
lavorare o che possa essere una sorta di firma dei suoi piatti?
(SK Food Club)

Non ce n’é uno in particolare. Io direi che farei al contrario: posso lavorare benissimo senza la cannella e i chiodi di garofano. Per il resto adoro le verdure, i risi, i crostacei. Un tratto distintivo forse della mia cucina riguarda la textura. Sono pugliese e a me piace masticare per cui nei miei piatti ci sono sempre più texture che vanno dal morbido al croccante.

10) Pensa che la cucina italiana possa essere impiegata negli Stati Uniti
come gastro diplomacy – il modo in cui il cibo viene utilizzato per collegare le persone e le culture di tutto il mondo, conquistando i cuori attraverso lo stomaco?
(SK Food Club)

Ne sono assolutamente convinta. La cucina é espressione culturale del momento storico di una nazione, di un popolo. Cosa meglio della cucina italiana può esprimere la cultura italiana diffondendola nel mondo? Non solo penso che sia così ma penso anche che sia ciò che é sempre successo: da sempre le intese sono state raggiunte a tavola.
Mi allontano un attimo dalla domanda per riportare un bellissimo progetto dell’artista Daniela Papadia che ha fatto ricamare dalle carcerate di Rebibbia il genoma umano su una tovaglia e questa viene utilizzata per mettere a tavola tutti coloro che hanno una conversazioneda ricucire.
Ecco, io cucino e la gente mangia su questo arazzo che dice ad ogni secondo che il mio genoma é identico al tuo, che non ci sono differenze.